La Sindrome di Alienazione Parentale ( PAS ) è essenzialmente una patologia relazionale delle famiglie separate che riguarda almeno tre soggetti (bambino, genitore alienante e genitore alienato). E’ il risultato di una campagna di denigrazione nei confronti del genitore non affidatario perpetrata dal genitore affidatario o con cui vive il minore. Va diagnosticata in base al comportamento del bambino ma viene istillata e mantenuta viva nel minore dal genitore alienante. Tutte le figure professionali chiamate in causa dovrebbero essere in grado di riconoscere una PAS. L’obiettivo di questo lavoro è analizzare e comprendere la genesi, lo sviluppo, la manifestazione e il mantenimento nel tempo del fenomeno attraverso l’analisi di un caso seguito dall’autrice come Consulente Tecnico di Parte (CTP).
Madre separata denuncia padre per maltrattamenti, accusandolo di aver detto che si sarebbe ammazzato in presenza della figlia. Tuttavia in tale occasione la figlia non era con il padre. La bambina racconta tale fatto ai Periti, i quali osservano che la piccola allora aveva 1 anno e mezzo e pertanto rientrava nel periodo della amnesia infantile, e quindi è scientificamente impossibile che abbia ricordi di tale periodo. Nonostante questo ed i primi sintomi dell’alienazione genitoriale la bambina viene lasciata alla madre.
Il padre viene valutato adeguato e possono riprendere le normali “visite” padre/figlia. Ciò scatena la donna, che ha deciso che il padre maltratta la figlia e lo denuncia una seconda volta: in attesa che venga riconosciuta la falsità anche di queste accuse i contatti padre/figlia vengono sospesi per 12 mesi; questo sì vero e proprio maltrattamento contro una bambina di 6 anni. Neanche a questo punto il secondo CTU propone che la bambina venga allontanata dalla madre. Riprendono i contatti con il padre.
La donna ripete ancora nuove denunce di maltrattamenti; ma i fatti denunciati sono talmente risibili che i contatti col padre non vengono sospesi. Allora la bambina “decide” di dire a suo papà di sospenderli. Quando interviene nuovamente il Triubunale la bambina appare gravemente alienata: soffre alla sola idea di vedere suo papà. Tuttavia neanche il terzo perito diagnostica la sindrome di alienazione genitoriale.
Esce di scena un “amico” della donna, sospettato di aver contribuito alla alienazione per sostituirsi al papà vero, e la piccola dopo un anno senza il suo papà è felice di riprendere a vederlo in modo normale. La bambina ha oggi 9 anni ed è ancora domiciliata presso una tale madre.
Vale la pena di sottolineare la responsabilità del sistema giuridico per aver lasciato e stare lasciando una bambina in una tale situazione a rischio senza prendere la ovvia decisione di affidare la bambina al padre e di come la madre riesca con continue denunce a sviare l’attenzione dalle proprie carenze.
Fonte:http://www.alienazione.genitoriale.com/pas-analisi-di-un-caso-dot-ssa-s-l-oddo/